Il topo Chuchundra by Alarico Cassé

Il topo Chuchundra by Alarico Cassé

autore:Alarico Cassé [Cassé, Alarico]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Narrativa
editore: Eliot
pubblicato: 2017-09-14T22:00:00+00:00


Il giudizio

Con i loro fazzoletti rossi al collo sventolanti dai camioncini scoperti inseguirono una fantasma colonna fascista, spesso alla cieca, spesso a caso, di tanto in tanto trovandone le tracce, e poi perdendole, e poi ritrovandole, e poi riperdendole: in un girare frenetico, in un crescere di balzi spasmodici in ogni direzione, via via che come pesci attaccati a un amo seguendo la lenza del pescatore si avvicinavano al confine impotenti a modificare la propria traiettoria e la sua distanza. I camioncini sobbalzavano spaventosamente lanciati a corsa pazza per le strade sassose di campagna. Le facce stupite si levavano dai campi o si volgevano dai bordi erbosi.

«Passati di qui?» essi appena rallentando gridavano, le facce restavano senza espressione e senza capire.

«PASSATI DI QUI?» essi gridavano più forte, già più lontani, le facce ancora senza capire.

«Andate al diavolo!» essi già passati urlavano per farsi udire, le facce restavano stupite, ebeti macchie bianche che guardavano da sempre più lontano.

Alle curve si gettavano tutti da un lato, sospesi fuori dei bordi; con tecnica di corridori di motocarrozzette, per girare in corsa senza rallentare d’un metro o d’un secondo.

«Passati di qui? Una colonna fascista? Una colonna?» gridavano alle facce ogni tanto sparse nei campi, che si levavano con una mano a visiera sulla fronte e che da lontano lentamente ruotavano a guardarli passare. Cambiavano strada facendo marcia indietro a tutta velocità. Fra i sussulti dei camioncini sulle strade consultavano i minuscoli segni delle carte topografiche, mandando imprecazioni cautelosamente attente a non tagliarsi la lingua fra i denti nei sobbalzi. Le carte risultavano negli scossoni indecifrabili, essi le consultavano a memoria. Erano passati da ogni luogo e insieme da nessuno.

«Passati di qui?».

«Passati di qui?».

«Di dove diavolo sono passati?».

L’autista guidava con gli occhi sbarrati sulle buche della strada, le mani strette con tutte le forze sul volante che continuamente saltava e girava e sfuggiva, pazzo padrone. Di tanto in tanto lanciava un richiamo, attenzione, sassi, attenzione, curva. Alla sua voce tutti alzavano la testa e guardavano la strada, aggrappandosi ai sedili per non essere lanciati fuori se la macchina si gettava in un avvallamento sassoso, ammucchiandosi su un lato e spenzolandosi all’esterno se entrava in una curva.



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